La prima fonte ufficiale che documenta la presenza degli orafi in Liguria è lo Statuto della "Corporazione degli Orafi e degli Argentieri", ufficializzato a Genova il 2 Aprile 1248. In realtà la presenza di botteghe orafe e argentiere è documentabile anche per tutto il secolo precedente, quando la città di Genova impose una politica di commercio protezionista, che vietava l´ingresso in città di merci straniere. Questa norma permise a tutti gli artigiani di sviluppare una propria realtà commerciale, tutelati da una legge che garantiva la salvaguardia di questi mestieri.

Nonostante il medioevo venga considerato dai più un periodo storico caratterizzato da decadenza e povertà di innovazione, Genova e in seguito tutta la Liguria beneficiarono invece del proliferare di conoscenze nel campo dell´oreficeria. Difatti gli scambi commerciali via mare permisero ai nostri artigiani di incontrare mercanti di ogni parte del mondo conosciuto, questa rete di culture concesse agli orafi liguri di innovare enormemente le tecniche e lo stile.
Se da un lato la Corporazione degli Orafi e degli Argentieri si preoccupava di migliorare continuamente le abilità dei propri artigiani, dall´altro la stessa Zecca di Genova vigilava sul rispetto delle norme redatte per la qualità dei metalli utilizzati; non fu quindi un caso se tra il XVII e il XVIII secolo il marchio "Torretta" (punzone apposto dalla Zecca di Genova a garanzia della qualità del metallo lavorato) divenne famoso in tutta Europa.

La Corporazione vide, col trascorrere dei secoli, un progressivo aggiornamento del proprio Statuto; questo venne accantonato definitivamente agli inizi del 1800, quando la Repubblica Ligure cadde in mano ai francesi e ogni genere di associazione corporativa venne proclamata illegale.
L´indiscussa supremazia degli orafi liguri rimase intatta fino alla successiva annessione territoriale al Regno di Sardegna, che già possedeva un luogo preposto alla creazione dei preziosi: Valenza.
La secolare tradizione orafa ligure, contrapposta alla fresca e innovativa realtà valenzana, non fu oggetto di sovrapposizione commerciale fino al secondo dopoguerra.

Dagli anni ´50 in poi si verificò invece una progressiva industrializzazione delle tecniche di lavorazione (stampaggio, fusione a cera persa e gommatura per la produzione seriale), i grandi laboratori liguri non furono abbastanza rapidi nel convertire i propri sistemi produttivi, al contrario di Valenza che creò velocemente vere e proprie fabbriche di oreficeria. Questo determinò evidentemente una crisi nel settore dell´oreficeria ligure, i grandi laboratori artigianali capitolarono e coloro che prima erano dipendenti di grandi realtà, divennero protagonisti di piccole botteghe.

E´ bene sottolineare che questa "diaspora" di orafi fu possibile solo grazie alla salvaguardia di certe tradizioni produttive: se è vero infatti che la Liguria non si adeguò all´impostazione della fabbrica di oreficeria, è altrettanto vero che non lo fece perché filosoficamente lontana da ciò. Difatti i suoi grandi laboratori erano composti da veri artigiani finiti, capaci di progettare, realizzare e portare a termine un oggetto da soli; tutto l´opposto di una fabbrica che vede un lavoratore preposto ad una sola azione produttiva.
Questa connotazione fondamentale permise agli artigiani liguri di sopravvivere e reinventarsi, tornando a occupare piccoli laboratori densi di storia.

In questo contesto di grande cambiamento, reso tuttavia sereno dal boom economico, un orafo in particolare segnò la moda del secondo novecento: Sforza.
Pietro Sforza, artista e orafo veneto, giunse a Genova alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dopo un viaggio ricco di peripezie ed espedienti assieme ad altri due orafi.
Infatti durante la guerra, per sbarcare il lunario, i tre avevano improvvisato un teatrino ambulante di burattini; ognuno di loro aveva un compito, dall´intagliare i volti dei burattini, al cucire i costumi, fino alla costruzione del baldacchino per gli spettacoli.
Genova accolse immediatamente l´idea di Sforza di imporre una lavorazione originale dell´oro, subito nominata Lavorazione Sforza.
La lavorazione Sforza è l´ultimo grande esempio consegnato agli annali di artigianato ligure d´eccellenza; affonda le sue radici nella storia di questa terra, racconta di tematiche marine e floreali, strizzando l´occhio a popoli lontani d´oriente e delle Americhe.
Questa forza rievocatrice dei popoli lontani ha fatto subito breccia nel cuore dei liguri, che in qualche modo hanno riconosciuto un modo di intendere l´oreficeria affine alla filosofia della antica Corporazione degli orafi.
Non fu solo questo, Sforza mescolò l´arte informale (movimento nato proprio nel dopoguerra) all´oreficeria, creando pezzi unici di grande impatto, matrici ancora oggi attuali.
L´arte orafa in Liguria ha una storia millenaria, ininterrotta e in continua evoluzione ancora oggi...
Disciplinare di Produzione per la conformità del processo delle lavorazioni artigiane artistiche, tradizionali e tipiche di qualità  


Art. 1 Definizione del Settore
Il presente disciplinare, che promuove la tutela delle lavorazioni artigianali artistiche, tradizionali e tipiche di qualità, descrive le produzioni del settore “arte orafa”.
 


Art. 2 Requisiti e soggetti Devono essere considerati requisiti peculiari dell’impresa artigiana che chiede di aderire al presente disciplinare dell’arte o...

La Regione Liguria per contraddistinguere, tutelare, promuovere le lavorazioni dell´Artigianato artistico, tradizionale, tipico di qualità ligure ha ideato e registrato il marchio collettivo geografico Artigiani In Liguria.
Il marchio Artigiani In Liguria consente di far riconoscere e distinguere le botteghe e le lavorazioni artigianali liguri, scaturite da una maestria unica ed inconfondibile per estro creativo di classe superiore.
Il marchio è garantito dalla Regione Liguria, gestito dalla Commissione Regionale per l´Artigianato in collaborazione con le Associazioni di categoria del settore, CNA Liguria e Confartigianato Liguria, ed è controllato dal sistema delle Camere di Commercio liguri.
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